15 ottobre 2014

Racconti, di Edgar Allan Poe

Racconti (Tales), di Edgar Allan Poe

Anno di pubblicazione: 1831-1849

Edito da: Mondadori, Feltrinelli, Einaudi, Rizzoli e altri

Voto: 8,5/10

Pagg.: 938 (nell'edizione Mondadori - I Meridiani)

Traduttori: Delfino Cinelli, Vincenzo Mantovani, Elio Vittorini

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Edgar Allan Poe è stato un precursore, un anticipatore e un innovatore in molti ambiti della letteratura moderna, come dimostrano i suoi Racconti, indubbiamente la raccolta di opere più importante dell'Autore di Boston.

Poe ha inventato il giallo, nella sua prima connotazione del poliziesco: a lui si ispireranno Arthur Conan Doyle per il suo Sherlock Holmes e tutti gli altri giallisti del Novecento.
Ha innovato il romanzo gotico fino a farlo diventare una cosa completamente diversa: il genere moderno del terrore, o horror.
Ha anticipato di fatto il thriller, togliendo dal gotico gli elementi misteriosi e fantastici e proponendo un’ambientazione più moderna.
Ha anticipato il decadentismo, ispirando autori come Baudelaire, il quale a sua volta ispirerà i poeti maledetti.
Con il racconto di un viaggio sulla Luna, ben trent’anni prima di quello di Jules Verne, ha detto la sua persino nel genere della fantascienza, del quale può essere considerato un precursore.
E. A. Poe scrisse poco meno di settanta racconti, dal 1831 al 1849, anno della sua morte, quando aveva soltanto quarant’anni.
Li scrisse principalmente per riviste statunitensi e, quando Poe era ancora in vita, si contano tre raccolte:
- i Racconti del grottesco e dell'arabesco (Tales of the Grotesque and the Arabesque), del 1839,
- i Racconti in prosa (The Prose Romances of Edgar A. Poe), del 1843, e
- i Racconti (Tales), del 1845.
Dopo la morte, le raccolte dei racconti di Poe si possono annoverare tra quei classici oggetto di numerosissime pubblicazioni.
La carriera narrativa di Poe, per quanto originale e innovativa, inizia e ruota fondamentalmente attorno al gotico (per un approfondimento, vedi qui), genere a cui si dedicò (prima di stravolgerlo) divenendone uno dei principali esponenti, anche nella sua versione “classica”.
Il primo dei racconti che scrisse l’Autore di Boston (Metzengerstein) è proprio un bell'esempio di gotico tradizionale, una faida cavalleresca, condita di mistero, tra due casate ungheresi.
Altro bel racconto gotico “classico” è il successivo La maschera della Morte Rossa.
Eppure, come detto, la capacità e l’originalità di Poe nello stravolgere le ambientazioni classiche del gotico si evidenziarono fin da subito, come si evince da un altro dei primissimi racconti dello scrittore, quel Manoscritto trovato in una bottiglia che regala una bella ambientazione marinara (al pari del successivo La cassa oblunga).
Tra gli altri racconti giovanili degni di nota, molto introspettivi sono L'appuntamento (ambientato a Venezia) e Morella, in cui l'analisi psicologica risulta estremamente potente, pur confinata in pochissime pagine.
Come Morella, molti sono i racconti di Poe che hanno per protagonista un personaggio femminile (Ligeia, Eleonora, Berenice, che danno il nome agli omonimi racconti).
Ma ecco affacciarsi, con il passare degli anni, il Poe innovatore: L'incomparabile avventura di un certo Hans Pfaall racconta di un presunto viaggio verso la Luna in un pallone aerostatico. Scritto nel 1835, ossia 30 anni esatti prima di Dalla Terra alla Luna di Jules Verne, è considerabile a tutti gli effetti uno dei prodromi della letteratura di fantascienza.
Si tratta dell’appassionante diario dell'esperienza di un riparatore di soffietti di Rotterdam, descritta con dovizia di dettagli pseudo-scientifici, che denotano un attento studio da parte dell'autore. Attraverso un climax surreale, ma pregno di fascino, Poe conquista il lettore in quella che, alla fine, non si comprenderà bene se sia una burla o meno.
Non mancano racconti di genere completamente diverso, sperimentali: Come si scrive un articolo “da Blackwood” è un esperimento metanarrativo sulla composizione letteraria, che insieme al successivo La falce del tempo, a cui è collegato (è il racconto scritto secondo i suggerimenti contenuti nel precedente), inserisce un tocco di ironia e umorismo.
Non che siano gli unici racconti di Poe a sfondo umoristico: anche Il diavolo nella torre è fortemente ironico nel raccontare la tediosa abitudinarietà di un piccolo borgo, sconvolta dall'arrivo di un estraneo, il quale, prendendo possesso della torre dell'orologio, che di tale monotonia era l'intoccabile emblema, sconvolge le esistenze dei cittadini.
Altri racconti umoristici degni di menzione sono Perché il piccolo francese porta la mano al collo e Gli occhiali, quest’ultimo assai ben scritto: nella prima parte sembra quasi una storia d'amore (ma su cui aleggia un qualcosa di non detto, pronto ad essere rivelato); l’ironia, questa volta, è sugli inconvenienti in cui può incorrere colui che si ostina a non voler riconoscere i propri difetti visivi (il protagonista, un giovane che rifiuta categoricamente di indossare gli occhiali, finirà per innamorarsi e sposare la sua trisavola, ritenendola un'avvenente vedova).
Ma il primo dei racconti-capolavoro di Poe è indubbiamente La rovina della casa degli Usher, del 1839. Racconto tra i più celebri, rappresenta un ponte tra il gotico tradizionale (per le ambientazioni) e il nuovo genere moderno del terrore inaugurato dall’Autore di Boston. Una scrittura pulita e sensoriale, una prosa che si confonde con la poesia, come si nota fin dall’affascinante incipit (per il quale vedi qui), che non può non aver ispirato Baudelaire (che di Poe fu uno dei traduttori francesi), come sembra trasparire ad una attenta lettura.
Lo stile di Poe è sempre estremamente scenografico, ma in questo racconto lo è in modo particolare:
"Così dicendo, dopo aver riparato con cura la lampada, corse precipitosamente verso una delle finestre e la spalancò sulla tempesta."
Il racconto è quasi interamente incentrato su descrizioni di posti spettrali (le stanze di casa Usher) e sulla caratterizzazione psicologica del protagonista, che va a visitare il suo vecchio amico d'infanzia appartenente a quella decadente famiglia.
Un climax di inquietudine e tormento, che restituisce magistralmente il senso di angoscia che vive il protagonista, fino allo sconvolgente epilogo.
É indubbiamente uno dei racconti più belli e carichi di tensione di Poe, e nel finale fa letteralmente venire i brividi, che si protraggono a lungo dopo la lettura.
Non è difficile immaginare che da un'opera di una tale potenza narrativa siano stati ricavati diversi adattamenti cinematografici.
In William Wilson, sempre del 1839, che contiene scorci autobiografici dell’infanzia dell’Autore e che affronta il tema della doppia personalità, Poe anticipa un argomento che sarà sviluppato, sul finire dell'Ottocento, da Robert Louis Stevenson ne Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde; Stevenson fu infatti dichiaratamente influenzato da Poe, come probabilmente lo furono anche - in particolar modo da questo racconto - l'Oscar Wilde de Il ritratto di Dorian Gray e il Dostoevskij de Il sosia.
L'estrema varietà degli ambiti toccati dai Racconti è ravvisabile ne Il diario di Julius Rodman, diario immaginario (e incompiuto) dell'esplorazione, da parte del primo gruppo di uomini civilizzati, del North-West Usa, compiuta risalendo il fiume Missouri lungo le Montagne Rocciose. Il diario vero e proprio è preceduto da una introduzione, di taglio pseudo-saggistico, che contiene la storia delle esplorazioni di fine Settecento - inizio Ottocento nelle zone degli Stati Uniti ancora da scoprire.
Con quest’opera Poe si dimostra anche autore di avventura, capace di esprimere una veridicità tale da far credere a molti che si trattasse di un resoconto vero (e se lo credettero addirittura alcuni membri del Congresso, significa che Poe fu particolarmente convincente). Un bel racconto, che pecca tuttavia nelle descrizioni dei luoghi, che a mio avviso non sono particolarmente efficaci, a differenza delle due scene "d'azione" della battaglia con gli indiani Teton, della tribù dei Sioux, e della lotta corpo a corpo con i due orsi incontrati nel finale, poco prima che il racconto si interrompa bruscamente.
Ed eccoci a Gli assassinii della Rue morgue (noto anche come I delitti della Rue Morgue), uno dei must di Edgar Allan Poe, pubblicato nel 1841.
Dopo un incipit sulla capacità di analisi delle persone (per il quale vedi qui) e una breve introduzione sull'abilità che alcuni hanno mediante l'intelletto di risolvere problemi e questioni (seguita da una più articolata analisi di tali facoltà in relazione ad alcuni passatempi d'intelletto quali gli scacchi, la dama e il whist), inizia quello che lo stesso Poe, in apertura, definisce "un racconto piuttosto singolare".
The Murders in the Rue Morgue è pressoché unanimemente considerato la prima opera di letteratura "gialla", come la definiamo noi italiani, e in particolare di giallo poliziesco, genere di cui Poe è considerato l'inventore.
Per onor del vero, c’è da dire che qualcuno riscontra qualche carattere del genere poliziesco anche in un’opera precedente, La Signorina Scuderi di E.T.A. Hoffmann, del 1819. Eppure, nessun predecessore ha la perfetta focalizzazione dei Murders quale archetipo della detective story.
Siamo di fronte ad un racconto semplicemente perfetto, dove sembra non esserci una virgola fuori posto. È il vero emblema della genialità di E. A. Poe. 
Viene introdotto il personaggio di Auguste Dupin, il vero e unico antenato di tutti i detective del giallo: un francese schivo, che ama la lettura e l'oscurità della notte. La voce narrante è dell'amico del protagonista (insieme condividono l'abitazione parigina), un espediente che verrà ripreso varie volte nei romanzi gialli di lì a venire. Dupin ha un'abilità deduttiva semplicemente impressionante e lo dimostra all'amico indovinando l'argomento dei suoi pensieri durante una silenziosa passeggiata per le vie di Parigi.
Per capire il segreto del metodo deduttivo à la Dupin (e del suo successo), basti leggere una frase che Poe mette in bocca al suo personaggio:
"Essendo ora arrivati a questa conclusione per mezzo di irrefragabili deduzioni, non è affar nostro, come ragionatori, di rigettarla in ragione della sua impossibilità apparente. Non ci resta perciò che dimostrare che tale apparente impossibilità, in realtà non esiste."
I due amici leggono sul giornale dell'orribile duplice assassinio accaduto nella Rue Morgue (le vie sono fittizie, come osservò già Baudelaire, che tradusse l'opera in francese): madre e figlia ritrovate sgozzate, con i corpi orrendamente tumefatti e deturpati. La polizia, per la prima volta nella storia della letteratura, si trova a brancolare nel buio, ma Dupin, grazie ai resoconti delle pagine di cronaca dei quotidiani e a un conoscente nella polizia che gli permette di accedere ai luoghi del delitto, viene a capo, semplicemente tramite l'analisi e il ragionamento, di un mistero apparentemente irrisolvibile. Il colpevole del duplice delitto è, a sorpresa, un essere non soprannaturale (come qualcuno iniziava ad ipotizzare sull'onda dello sconforto), ma comunque " sovrumano".
Ciò che ispirerà i futuri scrittori del giallo è non solo l'originale figura di Dupin (che peraltro non è mai definito investigatore, poiché in allora la stessa parola detective non esisteva), ma la stessa struttura narrativa messa in scena da E. A. Poe: la voce narrante che è, come detto, di un amico del "detective", il crimine che non viene raccontato durante la commissione ma ricostruito a posteriori, ecc..
Poe fonda dunque un genere conferendogli fin da subito i connotati idealtipici, che costituiranno la struttura del poliziesco “classico”. Eppure Dupin è meno famoso dei più celebri investigatori a lui ispirati (Sherlock Holmes su tutti). La causa di ciò è forse dovuta all'eccessivo eclettismo di Poe (che scrisse opere dei generi più vari, senza mai focalizzarsi su uno di essi) e del fatto che Dupin, in fin dei conti, compaia in tre racconti soltanto.
Gli altri due sono:
Il mistero di Marie Roget, che è indubbiamente più cervellotico e complicato dei Murders. Qui Dupin risolve il caso dell'omicidio della ragazza che dà il titolo all’opera, e lo fa leggendo soltanto articoli di giornali e di riviste riguardanti l'accaduto. Viene considerato, dallo stesso Autore, un seguito dei Murders e entrerà anch'esso nella storia per essere la prima detective story basata su un fatto realmente accaduto (Poe si ispira infatti al brutale omicidio di Mary Rogers, avvenuto a New York in circostanze simili a quelle descritte).
La lettera rubata, terzo racconto con protagonista Dupin. Questa volta il detective non dovrà risolvere alcun caso di omicidio, bensì solamente (si fa per dire) ricercare una lettera assai compromettente, di cui ben si conosce l’autore del furto (un ministro che l’ha rubata sotto gli occhi del suo possessore in circostanze tali per cui quest’ultimo non poteva dir nulla), e verosimilmente anche il luogo dove detta lettera è nascosta, ma che ciò nonostante la polizia non riesce a trovare. L'abilità dell’analisi di Dupin, questa volta, sarà nel saper svelare l’ovvio, nel cercare là dove a nessuno è venuto in mente di farlo, perché troppo banale da venir preso in considerazione.
E' in questo racconto che l'Autore di Boston ci regala una simpatica frecciata autoironica:
"- ... un poeta, secondo me, è soltanto un gradino più in su dell'imbecille.
- Vero - disse Dupin, dopo una lunga e pensierosa boccata di fumo - per quanto anch'io abbia commesso qualche peccatuccio in rime..."
Le tre detective story con protagonista Dupin, formano, insieme a Lo scarabeo d'oro, i cosiddetti racconti del raziocinio, come definiti dallo stesso Poe. Ma in quest’ultimo, a differenza dei primi, l'analisi e le capacità deduttive del protagonista, che in Lo scarabeo d’oro è William Legrand, non sono al servizio della giustizia, per la risoluzione di un efferato crimine, bensì servono al più egoistico fine della ricerca di un enorme tesoro, lasciato dai pirati su un'isola al largo della costa est degli Usa.
Le abilità di Legrand sono di tipo crittografico, in confronto a quelle più propriamente deduttive di Dupin. Il protagonista è più un solutore di enigmi che un fine osservatore di indizi. Ma il risultato è parimenti accattivante, con un coinvolgimento che deriva, questa volta, anche dall'avventuroso e fascinoso tema del tesoro e della pirateria (che pure si rivela soltanto nel finale). Ciò che Poe riesce a trasmettere alla grande ne Lo scarabeo d’oro è il fatto che dietro un apparente mistero, dietro l'irrazionale, possa svelarsi sempre qualcosa di razionale.
Anche Sei stato tu! è chiaramente un giallo ante litteram, sebbene non sia generalmente ricompreso tra i cosiddetti racconti del raziocinio. Sicuramente non è acuto e intricato come i racconti che hanno per protagonista Dupin e Legrand, ma più perché questi ultimi lo sono in modo eccessivo che perché non lo sia esso. La vicenda narra di un gentiluomo della cittadina di Rattleborough misteriosamente scomparso. Dopo le ricerche, condotte da un insospettabile amico del disperso, vengono rinvenuti indizi che lascerebbero intendere come il gentiluomo sia stato assassinato, e che l'omicida sia il nipote di costui, suo unico erede più volte minacciato di venir diseredato. Grazie all'abile artifizio preudo-soprannaturale messo in atto da un cittadino di Rattleborough - l'unico che non si era fatto ingannare dai pur schiaccianti indizi contro il nipote - la verità verrà infine a galla e l'amico dell'assassinato, che tanto aveva fatto per apparire al di sopra di ogni sospetto, riuscendoci peraltro in pieno, sarà smascherato.
Tornando ai racconti del terrore, ecco il secondo vero capolavoro di Poe di questo ambito letterario.
Il pozzo e il pendolo, del 1842, è un magistrale racconto ibrido, tra gotico e terrore, ma privo di elementi soprannaturali, dove tutto lo spazio viene lasciato a sopraffine descrizioni sensoriali.
Un prigioniero dell'inquisizione spagnola, rinchiuso in una misteriosa cella a Toledo, viene sottoposto a torture psicologiche e fisiche. Totalmente al buio, viene dapprima spinto a cadere nel pozzo che si trova al centro della cella, ma da cui il prigioniero riesce a salvarsi. In seguito, un misterioso pendolo inizia a cadere, oscillando, sempre più velocemente dal soffitto, minacciando di squartare il prigioniero con l'appendice di metallo di cui è dotato. Scampato anche a questo pericolo grazie all'aiuto dei topi saliti dal pozzo, la stanza inizia infine a chiudersi su se stessa per spingere il prigioniero, ineluttabilmente, ancora una volta, verso il pozzo, da cui si salverà, questa volta, per un intervento esterno.
Il racconto è un climax di angoscia e tensione, che non può non aver ispirato scrittori come Kafka (e a sua volta Durrenmatt). Senza dubbio uno dei più belli tra i racconti di Poe e degno della sua fama. É quasi definibile un thriller storico per la particolare ambientazione e per l'assenza di elementi fantastici. La assoluta padronanza delle descrizioni non può che incantare il lettore, con le pagine che scorrono in preda ad una tensione ineffabile. L’espediente della cella inizialmente buia, permette al prigioniero di descrivere inizialmente le sensazioni tattili e uditive, per passare solo successivamente agli altri sensi (quando la cella viene illuminata).
Altro splendido racconto sul filone dell'horror-thriller è Il cuore rivelatore, che ha per protagonista quello che è probabilmente uno dei primi assassini psicopatici della storia della letteratura, assillato dal rumore del battito cardiaco e dall'occhio vitreo della sua vittima e tormentato dalla volontà di apparire a tutti i costi sano di mente. Pur se brevissimo (rispetto agli altri racconti), è forse insieme a La rovina della casa degli Usher il racconto in cui più riuscito è il climax (nonché il clima) di suspense che sfocia in un finale destabilizzante per il lettore. Anch'esso è citato tra i must di E. A. Poe.
Il gatto nero presenta una struttura molto simile a quella de Il cuore rivelatore ed è anch'esso annoverabile tra i proto-thriller di Poe. Una narrazione accattivante e un climax ascendente sapientemente dosato culminano in un finale emotivamente fortissimo, quello in cui viene scoperto dalla polizia il cadavere della moglie dell'uxoricida, murato insieme a quel gatto nero che tanto aveva turbato la mente dell'assassino, fino a spingerlo al brutale, folle delitto.
Il seppellimento prematuro è un classico esempio delle angosce che Poe faceva proprie nei racconti. In questo caso, il tema è quello dell’ancestrale terrore di essere sepolti vivi.
Il tema della morte, vera o presunta (come in questo caso), è uno dei principali e più ricorrenti nella narrazione di E. A. Poe.
Molto importante è l'incipit di questo racconto per comprendere la ragion-poetica dell'autore e la sua lontananza da alcuni dettami del Romanticismo:
"Vi sono temi di fortissimo interesse ma troppo terribili per essere oggetto di narrazioni. Il romantico puro deve evitarli se non vuole offendere e disgustare i propri lettori. Se mai, potranno essere trattati quando la solenne maestà del vero li santifica e sostiene."
La prima parte della novella racconta presunti casi reali di seppellimento prematuro, a cui Poe si collega subito con la sua angosciante storia personale, che sembra quasi aver vissuto in prima persona, tanto bene è dettagliata.
Tra gli ultimi racconti dell’Autore di Boston, La verità sul caso di Mr. Valdemar affronta il tema del Mesmerismo, o magnetismo animale, una pratica paramedica (mai riconosciuta dalla medicina ufficiale) in voga nel Settecento e ideata da Franz Anton Mesmer, che consisteva nella cura di patologie e indisposizioni mediante l’apposizione di magneti su determinate parti del corpo.
In particolare, nel racconto, si ipotizza un fittizio esperimento di magnetizzazione in articulo mortis, con risultati sconvolgenti. Il tema del Mesmerismo è assai ricorrente nei racconti di Poe (lo si trova anche in Una storia delle Ragged Mountains e in Rivelazione mesmerica).
Come detto, i Racconti di Edgar Allan Poe si trovano in moltissime diverse edizioni, ma è difficile trovarne qualcuna veramente integrale, che li riporti davvero tutti.
La raccolta che si trova all’interno delle Opere scelte, nell’edizione I Meridiani della Mondadori, ad esempio, conta 54 racconti su quasi 70 totali scritti dall'Autore di Boston.
Il giudizio complessivo sui Racconti non può non tener conto dell’estrema disomogeneità degli stessi, alcuni dei quali sono veri e propri capolavori, ma che si accompagnano ad altri di livello francamente assai inferiore, con il paragone che si rende impietoso anche a causa della stessa bravura di Poe nelle sue opere più importanti.
Un livello elevatissimo che raggiunge, probabilmente - dovendo selezionare tre opere assolutamente significative e imperdibili - in Gli assassinii della Rue Morgue, Il pozzo e il pendolo e La rovina della casa degli Usher.

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