27 gennaio 2015

L'anno della lepre, di Arto Paasilinna

L'anno della lepre (Jäniksen vuosi), di Arto Paasilinna

Anno di prima pubblicazione: 1975

Edito da: Iperborea

Voto: 6,5/10

Pagg.: 204

Traduttore: Ernesto Boella

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Uno dei più famosi libri dello scrittore finlandese Arto Paasilinna, tradotto in moltissime lingue e che anche in Italia ha venduto non poco, ha raccolto dai lettori giudizi altalenanti.

C’è chi lo osanna come il non plus ultra dei libri di evasione e chi lo critica evidenziandone una presunta banalità.

La trama è incentrata sulle avventure del giornalista Vatanen, che si trova una sera a soccorrere una lepre, investita dall’auto sulla quale viaggiava in compagnia di un collega.
Un episodio di rottura nella vita di Vatanen, che si rifugia tra i boschi con quella piccola lepre impaurita, incurante del collega fotografo che lo cerca imbestialito per riprendere il viaggio e che alla fine decide di abbandonarlo al suo destino.
Vatanen lascia la moglie, il lavoro e in generale la civiltà, per abbracciare una vita in mezzo alla natura, quotidianamente dispensatrice di piccole o grandi avventure, tra cui una memorabile caccia all’orso che lo porta a sconfinare nell’allora Unione Sovietica.
Portando sempre con sé la lepre, incontrerà una serie di curiosi personaggi che, a seconda della loro personale visione dell’esistenza, saranno portati a deriderlo piuttosto che comprenderlo.
 
Un romanzo breve che ha tra i suoi pregi una generale gradevolezza, la semplicità di esposizione e una meravigliosa e viva ambientazione nel Grande Nord, in quella Finlandia così selvaggia, fredda e paesaggisticamente splendida (le vicende si svolgono sia in città, che, soprattutto, nelle più desolate terre del nord e dell’est, in Lapponia e in Carelia, ai confini con la Russia).
Di contro, in effetti, l’estrema semplicità genera, a tratti, la sensazione di uno stile e di un linguaggio eccessivamente elementare.
Avrei una riserva anche sullo humour, che molti lettori avvertono tra le pagine e che io ho francamente faticato a rilevare, apprezzando nel complesso maggiormente lo spirito di libertà del protagonista piuttosto che la sua presunta vena umoristica.

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