30 novembre 2015

Il vangelo secondo Lebowski, di Oliver Benjamin e Dwayne Eutsey

Il vangelo secondo Lebowski: Risveglia il drugo che è in te (The Abide Guide. Living Like Lebowski), di Oliver Benjamin e Dwayne Eutsey

Anno di prima pubblicazione: 2011

Edito da: Fazi

Voto: 5/10

Pagg.: 286

Traduttori: Stefano Tummolini e Thomas Fazi

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Il Grande Lebowski, dei fratelli Coen, è considerato il film cult per eccellenza degli anni Novanta, tanto da aver dato origine addirittura ad un movimento religioso, quello del Dudeismo, che attualmente sembra contare un paio di centinaia di migliaia di adepti sparsi per il mondo.

Basata sulla pigrizia e sul “tener botta”, contro la frenesia e la velocità dei tempi moderni, questa nuova religione vanta coerentemente “il ritmo di crescita più lento del mondo” senza che ciò, ovviamente, costituisca alcun problema.
Il Dudeismo è stato fondato nel 2005, ossia circa sette anni dopo l’uscita del film, da Oliver Benjamin, uno dei due autori di questo libro, che dovrebbe assurgere al rango di “testo sacro” per l’adepto.
Il movimento si basa sulle “gesta” di Jeffrey Lebowski, detto Drugo (The Dude in lingua originale), memorabilmente interpretato da Jeff Bridges nell’opera dei Coen.
Sciatto, pigro, svogliato, con le sue mitiche antigranchio di plastica ai piedi, il Drugo rispetta “un regime di droghe piuttosto rigido” e si lamenta quando vede trattare “gli oggetti come donne”, con lapsus memorabile.

Il libro è strutturato in una prima parte in cui vengono ripercorse le scene del film, con alcune interessanti interpretazioni e spiegazioni.
Vi è poi una sezione in cui vengono presentati i “Grandi Drughi” passati e presenti (tra cui il nostro Carlin Petrini, fondatore del movimento Slow Food); c’è una parte in cui si passano in rassegna gli altri “film per fattoni”; vi sono poi alcuni capitoli destinati a smentire l’eventuale accusa di misoginia nei confronti del Drugo, facendo parlare alcune “sacerdotesse” del Dudeismo.
La seconda metà del libro vira infine verso il testo di autoaiuto e autosostegno.

Un libro che complessivamente risulta ripetitivo e spesso banale, e che quindi delude anche se valutato da un punto di vista umoristico.
L’unica parte che si salva è quella iniziale di commento al film (oltre a qualche sporadico arguto passaggio qua e là disseminato), ma non è comunque abbastanza per giudicare sufficiente l’opera.

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