24 maggio 2016

Dietro la cinepresa, di AA.VV.

Dietro la cinepresa. Dieci conversazioni sui mestieri del cinema, di AA.VV. (a cura di Domenico De Gaetano, Franco Prono, Nello Rassu)

Anno di prima pubblicazione: 2007

Edito da: Lindau

Voto: 8/10

Pagg.: 240

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La Mediateca del cinema indipendente della Città di Torino, in collaborazione con il DAMS dell'ateneo del capoluogo piemontese, ha organizzato alcuni incontri con i professionisti del cinema, per consentire di conoscere meglio alcuni mestieri meno noti tra quelli presenti sul set.
Tali seminari sono stati poi trascritti dando origine a questo interessante libro, edito da Lindau, che fa luce su alcuni aspetti poco o per nulla conosciuti da coloro che non hanno mai messo piede su un set cinematografico, ma che magari, da buoni cinefili, sono interessati a sviscerare il dietro le quinte della produzione di un film.

Nei capitoli introduttivi i curatori fanno un po' di chiarezza sul modo in cui un film è confezionato, suddividendo il processo in tre macro-fasi: pre-produzione, produzione e post-produzione. Per ciascuna di esse mettono in evidenza le professionalità coinvolte, dalle più conosciute (regista, attori), a quelle meno note ma non meno importanti (direttore della fotografia, operatore, produttore), fino alla “manovalanza” che è comunque fondamentale affinché un film riesca ad essere girato senza intoppi (macchinisti, elettricisti, assistenti vari).

Si passa dunque alle trascrizioni dei singoli incontri.
Roberto Buttafarro illustra la macro-categoria dei produttori, soffermandosi in particolare sul ruolo del produttore-editore. Segue un interessante confronto tra le produzioni per il cinema e quelle pubblicitarie e per la tv, le cui differenze sono spesso notevoli, fin dalla fase di reperimento dei fondi.
Delle produzioni pubblicitarie parla in particolar modo Roberto Stradella in un capitolo ad hoc.
Ladislao Zanini entra nel dettaglio delle figure che coadiuvano il produttore, dal direttore di produzione all'organizzatore, dal coordinatore all'assistente: coloro che formano il cosiddetto reparto produzione.
Piero Bodrato parla del mestiere di sceneggiatore e di come si produce una sceneggiatura idealtipica: la struttura in tre atti corrisponde alla tripartizione crisi, scontro e conclusione. In mezzo vi sono necessariamente due turning point o punti di svolta. Ciò vale ovviamente per le sceneggiature del cinema classico (e neo-classico). A volte, c'è da dire, il cinema si è rinnovato proprio stravolgendo questi schemi, ma del resto l'intento del libro è principalmente didattico. Bodrato fornisce anche alcune interessanti pillole su cosa dovrebbe e cosa non dovrebbe fare un bravo sceneggiatore (ad esempio non dovrebbe abusare della voce fuori campo, che è una sorta di salvagente per lo scrittore che non riesce ad esprimersi per mezzo di dialoghi, accadimenti e interazioni tra personaggi).
Al direttore della fotografia, professione tanto importante quanto poco conosciuta da chi con il cinema ha un rapporto soltanto superficiale, sono dedicate addirittura due lezioni: quella di Claudio Meloni e quella di Roberto Forza, i quali si soffermano anche sulle altre professionalità che formano il cosiddetto reparto fotografia, ossia l'operatore (colui che si occupa in prima persona della macchina da presa), il macchinista (che, tra le altre cose, prepara e muove i carrelli), l'elettricista (che fissa le luci in base al volere del D.d.F.), fino all'aiuto e all'assistente operatore.
A quest'ultima figura, di importanza tutt'altro che secondaria, è dedicato un capitolo ad hoc, con la trascrizione del seminario di Timothy Heys Cerchio.
Giovanni Gebbia parla di un ruolo molto particolare e relativamente recente nella storia del cinema, quello dell'operatore Steadicam, una delle evoluzioni tecnologiche che ha permesso alla settima arte di progredire verso una maggiore fluidità e verosimiglianza dell'immagine in movimento.
Il nono capitolo, a cura di Silvio Pederzoli, è dedicato ai mestieri secondari del set: falegname, scultore, trovarobe (colui che a volte può evitare che il set rimanga fermo per ore e ore in un'onerosa inattività).
L'ultimo mestiere trattato è quello del macchinista, il “forzuto del set”, a cura di Vincenzo Pontil e Leandro Pagano.

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