14 giugno 2016

Il dottor Živago, di Boris Pasternak

Il dottor Živago (Doktor Živago), di Boris Leonidovič Pasternak

Anno di prima pubblicazione: 1957

Edito da: Feltrinelli

Voto: 7,5/10

Pagg.: 575

Traduttore: Pietro Zveteremich

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Ambientato nella Russia della prima metà del Novecento, e principalmente nel periodo che va dalla prima guerra mondiale alla guerra civile russa successiva alla Rivoluzione d’ottobre, l’unico romanzo di Boris Pasternak racconta la vita del dottor Jurij Andrèevič Živàgo, medico e poeta.

Il libro comincia con le suggestive pagine dedicate alla morte della mamma di Jura. Il contesto è quello della Russia di inizio Novecento, quella dei primi moti rivoluzionari (1905) che anticipavano i dirompenti fatti del ’17.
Jura nasce in una famiglia benestante, ma ben presto la sua condizione sociale degrada, dopo il suicidio del padre e, appunto, la morte della madre.
Intraprende la professione medica, si sposa con Tonja - con cui ha condiviso l'infanzia e l'adolescenza dopo essere stato accolto nella famiglia Gromeko - e allo scoppio della prima guerra mondiale viene inviato come medico al fronte.
È qui che, dopo averla già notata in qualche precedente occasione, Jurij fa la conoscenza della bella Lara, una crocerossina recatasi volontaria al fronte per cercare suo marito Antipov, dato per disperso.
Gli eventi del 1917, con la conseguente fine dell’impegno militare, portano al disordinato rientro delle truppe in Russia. Tra i soldati c’è anche Živago, il quale, esaminata la complicata e pericolosa situazione politico-sociale che si è creata, abbandona Mosca, trasferendosi sugli Urali, dove la famiglia di Tonja ha una proprietà.
Da quelle parti vive anche Lara, che teme di aver perso il marito in guerra. In realtà Antipov, sotto il nome di Strel’nikov, è diventato capo di una delle milizie rivoluzionarie che combatte la guerra civile contro i “bianchi” (i controrivoluzionari che cercano di opporsi ai bolscevichi dopo la Rivoluzione d’ottobre).
Lo stesso Živago, che non simpatizza per le posizioni dei “rossi”, viene fatto prigioniero da una milizia partigiana (dopo aver incontrato proprio Strel’nikov) e portato con loro come medico.
Jura passa diversi anni al forzato seguito dei bolscevichi, durante i quali sua moglie Tonja viene mandata in esilio. Una volta liberato, Živago torna sugli Urali, dove ritrova Lara. Tra i due scoppia una passione che è comunque sempre riguardosa dei rispettivi consorti, ai quali i due continuano a ritenersi emotivamente legati: Lara, in particolare, è ancora coinvolta dall’amore per Antipov/Strel’nikov; Jura, invece, pur essendo rispettoso della moglie Tonja, nutre verso di lei un affetto più distaccato.
I due, Lara e Jura, vivono insieme a lungo, trasferendosi poi in una casa isolata a Varykino (dove devono affrontare il rigido inverno degli Urali), a causa del timore di venir coinvolti nelle rappresaglie dei bolscevichi, che nel frattempo hanno sconfitto i “bianchi”. Strel’nikov, infatti, è accusato di tradimento e la cosa potrebbe compromettere Lara. Jura, invece, è da sempre sotto la lente dei rivoluzionari e la fine della guerra civile potrebbe portare le autorità sovietiche alla sistemazione di alcune situazioni scomode.
Lara e Jura sono così costretti a dividersi, nonostante le resistenze della prima. Jura torna a Mosca, dove vivrà la sua decadenza personale e professionale, fino alla morte.

Unico romanzo di Pasternak, Il dottor Živago fu pubblicato per la prima volta in Italia nel 1957, da Feltrinelli, nella storica traduzione di Zveteremich. In Unione Sovietica, infatti, il romanzo era avversato dalle autorità e verrà pubblicato soltanto nel 1988.
L’Autore riceverà il Nobel per la letteratura nel 1958, che non potrà ritirare a causa della minaccia, da parte dei russi, di proibirgli il rientro in Unione Sovietica, qualora l’avesse fatto.
Il dottor Živago trasuda Storia, da ogni pagina. Si immerge perfettamente nel contesto della Russia della prima metà del Novecento: pochi autori del XX Secolo sono riusciti ad amalgamare così bene una storia con la Storia.
Tra gli aspetti meno positivi, occorre evidenziare come, nonostante i personaggi siano ben delineati, il romanzo non possieda le forti caratterizzazioni psicologiche delle opere russe dell'Ottocento (ad esempio, se rapportato a un Dostoevskij, non ha la medesima potenza narrativa riguardo tali aspetti). Ma del resto il confronto con i grandi del XIX Secolo è impari e per certi versi ingiusto.
Il romanzo sconta, inoltre, un frazionamento probabilmente eccessivo della trama, visto il ricorso a numerosissimi sotto-capitoli, di lunghezza anche inferiore alla pagina, dove vengono talvolta raccontati singoli episodi apparentemente distaccati dal contesto, ma che sono tuttavia tanti piccoli e autonomi particolari di un affresco complesso, sebbene, a prima vista, disomogeneo.
Ciò nonostante, ha tutti i caratteri del grande romanzo, anche se, per essere apprezzato appieno, merita una lettura attenta e il meno discontinua possibile.
Un libro che si ricorda anche per la particolarità di contenere in appendice una raccolta delle poesie del protagonista, che rappresentano, in realtà, una selezione di opere in versi dell’Autore, il quale, prima dell’uscita di questo suo unico romanzo, era considerato soprattutto un poeta, oltre che un traduttore.

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